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Man Ray Carol Rama
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BIOGRAFIA

Carol Rama 
Torino, 
1918—2015

Ritratto Carol Rama

Tutte le immagini delle opere di Carol Rama e i testi pubblicati sono di proprietà dell'Archivio Carol Rama.
È severamente vietata la riproduzione senza previa autorizzazione. © Archivio Carol Rama.

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17 aprile 1918

 

Nasce a Torino Olga Carolina Rama. L’artista, rifiutando il numero 17, lo converte nelle sue biografie in 16 o 18. 

La madre, Marta Pugliaro (1889-1972), è originaria di Livorno Ferraris (Vercelli), mentre il padre, Amabile Rama (1890-1942), nasce in una frazione di Burolo, nella provincia di Torino, dal toponimo Case Rama. Il matrimonio tra Marta e Amabile avviene a Livorno Ferraris il 25 febbraio 1911. Nello stesso anno nasce il primo figlio, Adolfo, e in capo a pochi mesi la famiglia parte per l’Argentina, al seguito della grande ondata migratoria italiana del 1911, dove si trattiene fino al 1917. Rientrati a Torino, nel 1917 nasce Emma e l’anno successivo Olga, cui viene attribuito come secondo nome quello della nonna materna, Carolina.

1918—1935

L’infanzia trascorre in condizioni di agiatezza; la famiglia Rama conduce una florida esistenza borghese grazie all’attività imprenditoriale del padre, una carrozzeria che realizza componenti per importanti aziende automobilistiche dell’epoca. Olga gode delle favorevoli condizioni economiche della famiglia, tra lezioni di equitazione e serate trascorse a cantare arie d’opera. L’azienda e l’abitazione si trovano in via Digione 17. 

Al 19 della stessa via c’è l’atelier della pittrice Gemma Vercelli (1906-1995), in cui Olga, ancora bambina, va a posare come modella. Osservandola, apprende i rudimenti della pittura e del disegno, che diventano in breve parte ineludibile della sua vita. 

 

Già agli inizi degli anni venti si manifestano le prime difficoltà finanziarie dell’azienda del padre, che avrebbe subito il tracollo definitivo alla fine di quel decennio, quando anche a livello mondiale si registra una grave crisi economica. Cambia radicalmente il tenore di vita della famiglia, al punto che la madre, dopo aver attraversato un breve periodo di disagio neurologico con conseguente ricovero nella clinica “I due pini” di Torino, si trova costretta ad avviare una propria attività registrata nel 1933 come “vendita al minuto di articoli di moda e novità, confezioni e pelliccerie”. 

Olga, successivamente alla scuola dell’obbligo, non porta a termine la scuola secondaria, indocile all’insegnamento scolastico. Da autodidatta, coltiva però fin dall’adolescenza la passione per la pittura, rifugio dalla quotidianità e dai suoi affanni, ricorrendo spesso a materiali di recupero.

Carol Rama, Nonna Carolina

Carol Rama, Nonna Carolina, 1936. Acquerello e matita colorata su carta, 24 x 35 cm. Fotografia di Studio Gonella. Courtesy GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, Torino  © Archivio Carol Rama, Torino.

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1936—1947

A soli diciotto anni, nel 1936, dipinge il quadro Nonna Carolina, ora conservato alla Gam – Galleria Civica d’arte moderna e contemporanea di Torino. A quel primo acquerello ne seguono molti altri, cui si affiancano dipinti a olio caratterizzati da dense paste cromatiche. I soggetti, soprattutto negli acquerelli, sono personali, inconsueti e richiamano sovente personaggi, situazioni, oggetti che hanno un riscontro reale nella vita di Rama. Molti, dalla esplicita connotazione sia erotica sia sessuale, sono trattati con un elegante segno alla Egon Schiele: eretici nei soggetti e nella resa formale.

Gli inizi degli anni quaranta sono molto complessi per l’artista. Nel 1942 muore il padre, probabilmente suicida, a cui era legata da grande affetto: di lui ci rimangono alcuni toccanti ritratti ad acquerello eseguiti negli anni immediatamente precedenti. E tra 1942 e 1943, quando Torino è soggetta a pesanti bombardamenti, Carol, la sorella Emma e la mamma sono sfollate a Case Rama. La produzione di opere diminuisce drasticamente in quegli stessi, difficili anni.

 

Nella prima metà degli anni quaranta Carol Rama si sposta dalla casa di famiglia a un appartamento in via Napione 15. Si tratta di un alloggio mansardato, all’ultimo piano del bel palazzo costruito dall’ingegner Ponzano in anni di poco precedenti, dove l’artista avrebbe abitato e lavorato fino alla sua scomparsa. 

Intorno alla metà degli anni quaranta va probabilmente datata anche l’attenzione di Felice Casorati per la pittrice. Carol Rama non ne sarebbe mai formalmente diventata allieva ma Casorati, individuandone il potenziale pittorico, l’avrebbe seguita e sostenuta, e Rama ne avrebbe tratto suggerimenti e insegnamenti.

Il legame con Felice Casorati avrebbe portato con sé anche altri importanti contatti, in primo luogo con la moglie Daphne Maugham (nipote del noto scrittore inglese Somerset Maugham) con la quale avrebbe stretto una profonda amicizia, come è testimoniato anche da un ritratto di Rama eseguito da Daphne e sempre conservato dall’artista in via Napione. Pare anzi che, quando Carol Rama negli anni cinquanta realizza alcune creazioni in tessuto, Daphne stessa l’aiuti nell’opera di cucito. Il legame che la unisce a Felice Casorati e a Daphne si sarebbe trasmesso anche al figlio Francesco e alla moglie Paola Zanetti. 

Il contatto con Felice Casorati le avrebbe favorito anche la conoscenza di altri personaggi del mondo culturale di allora, tra i quali Paola Levi Montalcini, Italo Cremona e Albino Galvano, che in anni successivi avrebbe avuto un’influenza decisiva sulla sua arte e le avrebbe dedicato alcune tra le pagine più intense mai scritte su di lei. 

 

Casorati, consapevole del valore di Rama, l’avvia anche all’attività espositiva. Mentre scarse e per lo più orali sono le notizie in merito a una mostra di opere di Carol Rama allestita nel 1945 presso l’Opera pia Cucina malati poveri di Torino, pare chiusa prima ancora di aprire i battenti perché le immagini proposte avrebbero offeso il comune senso del pudore, è certo che alla partecipazione a una esposizione collettiva del 1946 presso la Galleria Del Bosco (nella quale anche Casorati compare tra gli artisti esposti) sarebbe lì seguita nel 1947 una personale di Carol Rama, mostra favorita dallo stesso Casorati. In quella sua prima presentazione al pubblico, ampiamente recensita, l’artista avrebbe esposto disegni, acqueforti e dipinti, a eccezione degli acquerelli degli inizi, fatti invece conoscere solo a fine anni settanta.

Nell’immediato dopoguerra si affaccia nella vita dell’artista Edoardo Sanguineti; da allora, l’artista e il poeta sarebbero rimasti legati da una profonda amicizia, intellettualmente molto feconda, che si sarebbe conclusa soltanto con la scomparsa di Sanguineti nel 2010.

1948—1957

Crescono man mano le occasioni espositive, tra mostre personali e la frequente partecipazione a importanti esposizioni nazionali quali la Biennale di Venezia e la Quadriennale romana. All’inizio degli anni cinquanta conosce Picasso, artista amatissimo di cui aveva già assimilato la lezione evidente in molti suoi olii della fine degli anni quaranta. Nello stesso periodo si affina anche il legame col pittore, filosofo e critico d’arte Albino Galvano, conosciuto a metà degli anni quaranta: entrambi avrebbero aderito al ramo torinese del Mac (è del 1952 il Manifesto del gruppo torinese del Movimento Arte Concreta a firma Annibale Biglione, Albino Galvano, Adriano Parisot, Filippo Scroppo), unico movimento cui Carol Rama si sarebbe associata in tutta la sua lunga carriera. Dal1951 le opere di Rama volgono quindi verso un deciso astrattismo; lo stesso Albino Galvano firma varie pagine su Carol Rama, edite in diverse occasioni dalla Libreria Salto di Milano, quartier generale del Mac. A partire dagli anni ottanta sarà la Galleria Maggiorotto, a Cavallermaggiore (Cuneo), a valorizzare pienamente questa produzione dell’artista.

Risale agli anni cinquanta la profonda relazione sentimentale con Alberto Oggero, cultore d’arte e di oggetti antichi, che si sarebbe protratta per almeno un decennio. Nella seconda metà degli anni cinquanta l’arte di Rama vira verso l’informale, abbandonando a poco a poco la configurazione del quadro come campo cromatico popolato dalla ripetizione, con varianti, di un unico modulo, tipica del suo periodo Mac. Torna in molti casi a stesure di colore più dense e a composizioni astratte più serrate che incontrano l’apprezzamento, tra gli altri, di uno dei galleristi più noti in ambito torinese: Giuseppe Bertasso, titolare de La Bussola, che nel 1957 le organizza la prima personale, cui ne seguiranno altre fino all’inizio degli anni settanta.

1958—1969

Donna di spiccate curiosità intellettuali, frequenta assiduamente eventi e mostre torinesi, riceve e incontra con regolarità personaggi della vita culturale cittadina, per lo più intellettuali di varia formazione quali il musicologo Massimo Mila e l’architetto Carlo Mollino, e si tiene aggiornata sulle vicende politiche e sociali. 

Intreccia legami con svariate famiglie torinesi; ognuna, per un periodo più o meno lungo, la frequenta assiduamente, la assiste, la invita, la sostiene anche nelle sue esigenze pratiche, oltre a costituirne un bacino affettivo. Tra tutte, due famiglie in particolare si sarebbero legate a lei con profonda e costante amicizia, dagli anni sessanta fino alla scomparsa dell’artista: la famiglia Levi e la famiglia Accornero.

 

Nella personale allestita nel 1964 a Genova e poi a Torino è esposto pubblicamente per la prima volta un gruppo di quadri che integrano una macchia di derivazione informale con il collage di oggetti quali occhi di bambola, scarti della lavorazione del metallo, siringhe, pietre, tappi in gomma e molto altro: materiali e oggetti di recupero, carichi di vissuto, che entrano nella composizione del dipinto. L’interesse e l’empatia di Edoardo Sanguineti per queste opere è tale che alla produzione di questo decennio il poeta attribuisce il nome di “bricolage”, riproponendo il termine usato da Claude Lévi-Strauss in Il pensiero selvaggio appena pubblicato in italiano da Il Saggiatore, arrivando a inserire in alcuni quadri di Carol Rama la scrittura di propri versi. Sui Bricolage Sanguineti scrisse testi ancor oggi imprescindibili per comprendere appieno quei lavori degli anni sessanta.

1970—1978

 

Gli anni settanta costituiscono un periodo particolare nella vita e nella carriera di Rama. L’ultima mostra che La Bussola le dedica, nel 1971, segna una cesura con la produzione precedente e propone quadri di impronta completamente rinnovata. Edoardo Sanguineti accompagna questa transizione e nel testo di commento alla mostra sottolinea l’abolizione della macchia, e quindi del pittoricismo di base, a favore della riduzione del quadro ai suoi minimi termini: su superfici monocrome bianche o nere Rama dispone porzioni di camere d’aria di biciclette e di auto in bilanciate composizioni astratte, animate soltanto dalle differenze cromatiche e dalle tracce dell’uso.

 

Nello stesso anno, il 1971, dei documenti fotografici mostrano l’avvio del sodalizio della pittrice con Luciano Anselmino, gallerista attivo a livello internazionale, che rappresentava, tra gli altri, Andy Warhol e Man Ray (di quest’ultimo, unico in Europa). Grazie ad Anselmino, Carol Rama conosce e frequenta Man Ray, instaurando con lui, nella prima metà degli anni settanta, un rapporto di reciproca stima, testimoniato dalle opere regalate da Man Ray alla pittrice, dalla sua poetica introduzione al catalogo di una mostra di Carol Rama presso la galleria Il Fauno (1974), dalle molte opere che la pittrice gli dedica. Negli stessi anni Rama conosce anche Alexander Jolas, importante gallerista di raggio internazionale. E nella prima metà degli anni settanta Carol Rama, grazie al supporto di Anselmino, compie viaggi a Parigi, New York, Roma. Due sono le mostre personali che Anselmino dedica all’artista, prima della sua prematura scomparsa: a Torino nel 1974 presso la Galleria Il Fauno, dove vengono esposti oltre ai quadri con le gomme anche interessanti opere lavorate “a cucito” (in catalogo un testo di Man Ray, in cui è ripreso più volte il nome dell’artista, anagrammato), e la seconda presso la galleria di Luciano Anselmino a Milano, appena rilevata da Alexandre Jolas, nel 1976. Quest’ultima viene recensita sulla rivista “Data” da Giancarlo Salzano, sensibile intellettuale che a fine anni sessanta si era trasferito da Milano a Torino. Qui Salzano entra in contatto con gli ambienti artistici, legandosi in particolare ad Aldo Passoni, direttore reggente della Galleria d’Arte Moderna, e a Carol Rama, con cui inaugura un sodalizio che sarebbe rimasto inalterato dalla prima metà degli anni settanta fino all’avvio del nuovo secolo. Appassionato estimatore dell’opera dell’artista, successivamente ne avrebbe assunto il ruolo di gallerista.

1979—1989

Nel 1979 la Galleria Martano di Torino dedica un’importante mostra alla pittrice. Sostenitrice di Carol Rama già da un decennio, Liliana Dematteis porta allo scoperto, grazie alla mediazione di un caro amico di entrambe, Luigi Campi, un primo nucleo di acquerelli tra anni trenta e quaranta, fino ad allora sconosciuti al pubblico.

A un anno di distanza Giancarlo Salzano inaugura la propria galleria in piazza Carignano, spazio occupato precedentemente dalla Galleria Il Fauno, con un’esposizione dedicata all’artista in cui presenta altri acquerelli degli inizi accompagnati da opere più recenti. Da allora, e fino agli anni duemila, nella sua galleria si succedono con regolarità molte mostre di Carol Rama, che presentano via via la costante evoluzione della ricerca dell’artista.

 

Momento decisivo per la conquista di una maggiore notorietà fu, nel 1985, la prima grande esposizione organizzata in uno spazio pubblico, a cura di Lea Vergine, la quale aveva già invitato Rama nel 1980 a esporre in “L’altra metà dell’avanguardia. 1910-1940”, mostra collettiva che è rimasta una pietra miliare nell’individuazione e nella valorizzazione dell’opera di artiste del primo Novecento. 

Con “Carol Rama”, l’antologica magnificamente allestita da Achille Castiglioni nello spazio espositivo denominato Sagrato del Duomo di Milano, Lea Vergine presenta e fa conoscere una parte cospicua della produzione dell’artista lungo tutto l’arco della sua attività unitamente a oggetti e documenti provenienti dalla sua casa. 

A quella importante esposizione altre ne sarebbero seguite; tra queste una nel 1987 alla Galleria dell’Oca di Roma con presentazione di Giuliano Briganti e un’altra l’anno successivo alla Casa del Mantegna di Mantova con un testo, tra gli altri, di Giorgio Manganelli.

 

Il 1989 segna un’altra importante tappa nella carriera di Carol Rama. Paolo Fossati, storico e critico d’arte tra i più brillanti, le cura una mostra a Torino presso la sede del Circolo degli Artisti. Rama ritorna spesso in saggi ed esposizioni curate da Fossati, che si sarebbe adoperato costantemente per la valorizzazione della sua attività, da lui fortemente sostenuta e incoraggiata.

Nel frattempo, in questi anni ottanta si affacciano nuove tipologie di opere, in particolare splendidi quadri che testimoniano il suo ritorno alla figurazione, dalla tecnica complessa e raffinata, cromaticamente accesi. Mondi popolati da figure umane, angeli e animali, paesaggi e prospettive fantastiche su carte prestampate, spesso del secolo precedente, dove il segno già inciso è il pretesto per dare l’avvio al dipinto, salvo poi divenirne parte integrante.

1990—2003

In quest’arco di tempo Carol Rama riceve importanti riconoscimenti pubblici. Nel 1993 Achille Bonito Oliva le dedica una personale alla XLV Biennale di Venezia, il cui allestimento, a opera di Corrado Levi, sarebbe rimasto esemplare e avrebbe fatto scuola per molte altre mostre successive. 

E a distanza di dieci anni, nel 2003, l’artista riceve il Leone d’oro alla carriera, prestigioso premio assegnatole alla Biennale veneziana di quell’anno, diretta da Francesco Bonami.

 

Rama sviluppa, a partire dalla metà degli anni novanta, un altro tema che sarebbe divenuto una costante fino agli anni duemila: la visione in televisione di immagini legate alla vicenda del cosiddetto “morbo della mucca pazza” le ispira una nuova serie omonima di opere dal forte impatto: quadri, disegni e anche incisioni.  Dopo la serie delle Parche (1944-1947) e qualche sparuta prova negli anni quaranta e cinquanta, l’artista si riaccosta alla tecnica incisoria su sollecitazione di Paolo Fossati. Sarà la stamperia e galleria torinese di Franco Masoero ad accompagnarla nella ripresa della sua attività grafica, con un’accelerazione nella produzione soprattutto a partire dal 1998.

 

In questo stesso anno lo Stedelijk Museum di Amsterdam accoglie un’ampia retrospettiva dell’opera di Carol Rama, a cura di Maria Cristina Mundici. La mostra, e la sua tappa successiva all’ICA di Boston, segnano l’ingresso dell’artista nel panorama internazionale, che si compirà pienamente solo una decina d’anni più tardi. Mentre in ambito locale, a Torino, due sono le gallerie che, in aggiunta alla Galleria Salzano, si occupano assiduamente del lavoro della pittrice: la Galleria Del Ponte e la Galleria Carlina, che avrebbe confermato l’interesse per la pittrice con tre mostre monografiche.

2004—2015

 

Si moltiplicano le occasioni espositive, dall’antologica del 2004 a cura di Guido Curto e Giorgio Verzotti presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (poi al Mart di Rovereto e al Baltic Museum di Gateshead in Inghilterra) all’esposizione nel Palazzo Ducale di Genova del 2008 curata da Marco Vallora. Dal 2009 la galleria Isabella Bortolozzi di Berlino espone opere dell’artista e la inserisce nel circuito dei collezionisti internazionali. La sua fama valica definitivamente i confini nazionali con l’ampia retrospettiva organizzata dal Macba di Barcellona e dal Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (a cura di Teresa Grandas e Paul Beatriz Preciado), che, partita da Barcellona nel 2014, è stata presentata a Parigi nel 2015 (con la regia di Anne Dressen) e successivamente a Helsinkij e Dublino, per chiudere l’itinerario nel 2016 alla Gam – Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino. Si allarga la rosa degli estimatori internazionali dell’opera dell’artista. Analoga tendenza anche per quanto riguarda gli spazi pubblici: il New Museum di New York le dedica l’anno successivo un’ampia antologica voluta dal direttore, Massimiliano Gioni. Nel 2024 la Schirn Kunsthalle inaugura la rimarchevole “Carol Rama. Rebellin der Moderne” (a cura di Martina Weinhart), poi al Kunstmuseum di Berna nel 2025. Di questa ormai acquisita notorietà a livello nazionale e internazionale l’artista non ha purtroppo potuto godere. Si spegne il 24 settembre 2015 nella sua casa di Torino, dove è vissuta ininterrottamente dagli anni quaranta. Il suo ultimo lavoro conosciuto è del 2007 e chiude un’intensa carriera durata oltre settant’anni.

Bibliografia essenziale

 

Maria Cristina Mundici, con Raffaella Roddolo e Maria Grazia Messina, Carol Rama. Catalogo ragionato, Skira, Milano 2023.

Alexandra Wetzel (a cura di), Catalogo ragionato dell’opera incisa, Franco Masoero Edizioni d’Arte, Torino 2006.

Lea Vergine (a cura di), Carol Rama, Mazzotta, 1985 Milano.
Paolo Fossati (a cura di), Carol Rama, Umberto Allemandi & C., Torino 1989.
Achille Bonito Oliva, Carol Rama, dal presente al passato, 1994-1936, Bocca editori, Milano 1994.
Cristina Mundici (a cura di), carolrama, Charta, Milano 1998.
Luigina Tozzato e Claudio Zambianchi (a cura di), Edoardo Sanguineti Carol Rama, Franco Masoero Edizioni d’Arte, Torino 2002.
Guido Curto e Giorgio Verzotti (a cura di), Carol Rama, Skira editore, Milano 2004.
Marco Vallora (a cura di), Carol Rama, Skira editore, Milano 2008.
Gianna Besson, Carol Rama casta sfrontata stella, Prinp Editore, Torino 2012.
Maria Cristina Mundici e Bepi Ghiotti, Carol Rama. Il magazzino dell’anima, Skira,Milano 2014.
Anne Dressen, Teresa Grandas e Beatriz Preciado, The Passion According to Carol Rama, Barcellona 2014.
Helga Christoffersen, Massimiliano Gioni, Carol Rama: Antibodies, New Museum, New York 2017.
Valentina Castellani, Robert Storr, Flavia Frigeri, Rober Lumley, Carol Rama, Eye of Eyes, Lévy Gorvy, New York 2019.

Mark Godfrey (a cura di), Carolrama Coralarma Claromara Arolcarma Coralroma Ormalacra Carmarola, LGDR, Parigi 2022.

Martina Weinhart (a cura di), Carol Rama. Rebellin der Moderne, Verlag der Buchhandlung Walther und Franz König, Colonia 2024.

Associazione Archivio Carol Rama | via Virle 10, 10138 Torino | CF 97727410017 | PI 10961850012

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